Asia vs. USA: una scelta o un cambio di prospettiva?

Colgo l’occasione per rispondere al commento ad un mio post, sotto nel link, dell’Ing. Stefano Garavaglia con questo articolo:

Stefano Garavaglia, Salve,

Salto piè pari gli argomenti su quanto incasserà l’amministrazione Trump e sui prodotti di lusso per concentrarmi sull’argomento che più mi vede coinvolto, I mercati Asia e Cina in particolar modo.

Concordo sulle differenze, ma c’è un aspetto fondamentale da considerare: le dimensioni e conseguenti potenzialità.


Il prodotto, i micro-ingranaggi, che ho avuto modo di utilizzare in diverse applicazioni, nel complesso comporta volumi produttivi enormi in Cina e in Asia, dai componenti usa e getta fino a quelli di estrema precisione.

Pensare all’America è semplice, perché il mindset è simile al nostro. Ma quando si guarda all’Asia, serve un cambio di prospettiva. Con il vostro livello tecnologico e i vostri costi, è difficile competere su paradigmi produttivi orientati alla quantità e alla riduzione dei costi. Questo, estremizzando, è ciò che definisco suprematismo occidentale: un approccio che sicuramente promuove l’avanzamento tecnologico, ma non è l’unico possibile.

Nelle aziende come la vostra, la conoscenza è concentrata in poche persone ed è fortemente verticalizzata. Di fronte a un problema, l’esperienza decennale, che qui non esiste ed è di struttura totalmente diversa, vi permette di prevederne le cause e i risultati e di proporre una soluzione che, nel 99% dei casi, è già perfettamente adeguata alle esigenze del cliente. In Asia e in Cina, invece, la conoscenza è più distribuita tra vari elementi e spesso non c’è il tempo o la convenienza per far convergere tutte le competenze nello sviluppo di un nuovo prodotto.

Di conseguenza, il prodotto viene sviluppato da un team più ristretto, spesso senza esperienza specifica, in quanto la necessità di decine di migliaia di aziende è “subito, anzi ieri”. Se, per esempio, mancasse un esperto di usura o accoppiamenti (caso ipotetico), il prodotto finale costerebbe meno del vostro, anche perché i volumi di produzione sono molto più elevati e i prodotti su cui verrà montato hanno generalmente costi più bassi. Ovviamente, però, risulterebbe carente nell’aspetto dell’usura o dell’accoppiamento. Il problema emergerà solo in seguito e, se necessario, sarà corretto in un secondo momento, spesso senza il coinvolgimento del team o dell’esperto adeguato.

Alla fine, il mercato avrà un prodotto di massa che, attraverso più iterazioni, avrà eliminato i difetti. Sono rari e poco noti eventuali esperti specializzati a largo spettro in questo settore e in altri, ma la massa di poco esperti, attraverso errori, migliora e cresce, e non smetteranno di migliorare, con il vantaggio dei volumi, dei costi più bassi, ecc.

Ma c’è di più: la Cina non è ferma. Il modello iterativo che l’ha resa competitiva si sta evolvendo. Oggi le aziende cinesi non si limitano più a produrre a basso costo, ma investono in ricerca e sviluppo per competere direttamente con i player occidentali. L’adozione massiva dell’IA e dell’automazione sta cambiando il paradigma produttivo, permettendo di migliorare la qualità senza rinunciare alla competitività sui costi.

Mentre in Occidente si punta alla perfezione prima della produzione, in Cina si lavora con un approccio “fail fast, improve faster”. Le aziende occidentali che vogliono avere successo devono non solo adattarsi ai costi, ma anche alla rapidità di sviluppo e miglioramento del prodotto. Inoltre, la forza del modello asiatico sta nella rete di fornitori altamente specializzati e nell’integrazione verticale delle filiere, che permette di risolvere rapidamente problemi di produzione e di aggiornare i prodotti senza ripensare l’intero processo.

Se l’Occidente vuole competere in Asia, deve smettere di pensare solo in termini di eccellenza tecnologica e iniziare a ragionare in termini di adattabilità strategica.

Non mi dilungo sulle possibili soluzioni ma certo e’ che come da lei annunciato, il mercato ed I mercati asiatici sono difformi dal nostro ma non per questo non affrontabili,

Serve un cambio di mindset. Esperienza personale che da 30 anni applico quotidianamente. Se vorrà, sarà un piacere approfondire ulteriormente.

Daniele Prandelli

www.bei-lin-da.com

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