Risposta al post di Riccardo Penna: Un Viaggio tra Generazioni, Tecnologia e la Nuova Era delle Auto Elettriche
Siamo ancora qui, orologio meccanico di precisione a 20 complicazioni oppure orologio digitale che ti guida nella vita quotidiana ed in buona salute

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Voglio iniziare questo commento partendo da due basi culturali che sempre più si stanno delineando, e che rappresentano i pilastri su cui si fondano i due paradigmi dell’automotive. Il primo è il vecchio mondo, radicato nell’analogico: un universo emozionale fatto di “orologeria” meccanica sotto il cofano, il “wrumwrum” del motore a combustione interna, e per certi cultori quasi feticisti, il profumo del cuoio inglese e il fascino delle auto tradizionali. Tuttavia, tutto ciò tra vent’anni sarà probabilmente sepolto sotto due metri di sabbia, relegato ai ricordi nostalgici. Il secondo paradigma è quello del nuovo mondo, dominato dall’era digitale. Qui non c’è spazio per l’orologeria meccanica o il vecchio feticismo motoristico; non c’è più il “wrumwrum”, ma solo tecnologia avanzata al punto che, per sfruttare appieno i modelli più sofisticati, servono corsi di aggiornamento. Ci tornerò più avanti.
Questo passaggio mi riporta alla mente un’altra transizione storica: quella dal cavallo – ronzino o purosangue poco importa – ai primi veicoli con motore al posto dei quadrupedi. Anche allora, prima che il mercato abbandonasse definitivamente il vecchio mondo, furono necessari eventi storici e cambiamenti epocali. Basti pensare alle prime competizioni automobilistiche mondiali, come la Mille Miglia, le gare di Indianapolis o la Targa Florio nei primi anni del ‘900: eventi di risonanza globale che occupavano pagine intere sui giornali. Ma alla fine, il tempo ha fatto il suo corso, e il progresso ha prevalso. Oggi assistiamo a qualcosa di simile, con il suprematismo e il conservatorismo che resistono strenuamente, ma destinati inevitabilmente a lasciare spazio alle nuove generazioni.
Dove vanno queste nuove generazioni? Verso un oggetto digitale che offre esperienze completamente diverse rispetto a quelle percepite dagli amanti degli orologi analogici a benzina. È come confrontare un Patek Philippe Grandmaster Chime 6300A – uno degli orologi meccanici più complicati al mondo, realizzato interamente a mano con oltre 20 complicazioni – con un orologio digitale che non solo ti dà l’ora, ma ti guida nella giornata, monitora la tua salute 24/7, conta le calorie, invia allarmi in caso di emergenza, risponde alle email e persino ti chiede se vuoi ordinare il caffè perché ha imparato che ogni mattina alle 10:30 fai pausa. In sintesi, un supporto talmente efficace che chi inizia a utilizzarlo spesso non riesce più a farne a meno. È successo a me, ed è un fenomeno che coinvolge sempre più giovani

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Tutto ciò ci porta a parlare della Xiaomi SU7 Ultra, un esempio emblematico di questa nuova era. Non è certo l’unica nel suo genere: ormai è in compagnia di diversi modelli iper-tecnologici e iper-performanti. Mi permetto una previsione: in Cina, soltanto ogni anno si vendono decine di migliaia di vetture con un costo superiore ai 100.000 dollari, e la cifra di 135.000 unità annue è probabilmente una sottostima. In questo contesto, vedo Tesla in una possibile discesa nelle preferenze d’acquisto, soprattutto all’interno del mercato cinese. È probabile che mantenga le sue quote produttive grazie ai mercati extra-Cina, ma il governo cinese – pur tenendo in sordina le dichiarazioni provocatorie di Elon Musk – considera Tesla un “cavallo di Troia” all’interno delle mura del Paese. Di conseguenza, una parte delle vendite potrebbe spostarsi da Tesla a Xiaomi e ad altri marchi locali.
Sostenibile? Salvo improbabili collassi del mercato, i dubbi possono averli solo coloro che hanno poca dimestichezza con i paradigmi industriali cinesi. Le aziende che operano in settori strategici, come l’automotive, godono del sostegno di piani governativi basati su analisi così dettagliate che nemmeno cento maghi messi insieme potrebbero eguagliarne la precisione previsionale. Come accennavi, 135.000 (o 260.000) consegne sono numeri notevoli, ma in un mercato come quello cinese – dove BYD e Tesla macinano cifre ancora più alte – è un risultato parziale. Tuttavia, dal punto di vista industriale, è assolutamente sostenibile. Nessuna azienda così esposta si permetterebbe di annunciare piani e previsioni senza un consolidamento dei dati provenienti dai vertici decisionali.
Performance vs. realtà del mercato è un argomento che va analizzato nel contesto specifico. Italia? Europa? O globale? Ovviamente, ci saranno ricadute negative legate alla mancanza di capillarità infrastrutturale, ma un acquirente di un oggetto digitale ha le stesse preoccupazioni di chi acquista un orologio fatto a mano dal costo di centinaia di migliaia di euro? Il tempo sul Nürburgring può essere straordinario, ma non porterà una sola vendita in più rispetto al fatto di essere stato compiuto o meno. Sono altri i valori in gioco.
Prezzo, brand e posizionamento viaggiano su due paradigmi paralleli ma distanti: uno analogico, l’altro digitale. Due mondi che rispondono a necessità, esperienze ed emozioni diverse. La transizione non è una sfida, ma semplicemente il naturale avanzare del nuovo. I vecchi “wrumwrumisti” cercano di trasformarla in una competizione, ma in realtà non c’è competizione: sono due oggetti diversi, con DNA e utilizzi specifici completamente differenti.
La strategia di Xiaomi? Non si tratta né di un modello scalabile improvvisato né di un hype momentaneo, bensì di una pianificazione dettagliata avviata almeno 4-5 anni fa. Il modello di business di Xiaomi nel tech si basa su volumi enormi e margini non ridotti, ma calibrati su paradigmi economici molto complessi, intrecciati con l’ecosistema cinese. Per semplicità, alcuni definiscono questi margini “ridotti”, ma nel contesto specifico non lo sono affatto. Ad esempio, il costo totale della manodopera, secondo dati raccolti nel settore, oscilla tra il 7% e il 12%, a seconda del livello di automazione. Nell’automotive, la scala è diversa, e nel digitale ed EV il margine per gli errori è più ridotto.
Il successo di Xiaomi nel settore smartphone non garantisce automaticamente lo stesso impatto nell’auto, specialmente in Europa. Ma in Asia, e soprattutto in Cina, il successo è legato al binomio cellulare/esperienza di trasporto. Il mercato globale è pronto? Non credo si possa parlare di “prontezza”, ma piuttosto di tempo necessario affinché le diverse generazioni completino il loro ricambio. In Europa e Italia non ho dati precisi sulle classi d’età dei vari mercati, ma in Asia e in Cina i numeri parlano chiaro:
– Giovani (18-30 anni): circa 20-30%. Questa fascia è attratta dalle auto elettriche per il loro design moderno, la tecnologia avanzata e il basso costo operativo. Molti giovani cinesi sono anche più sensibili ai temi ambientali e vedono gli EV come una scelta sostenibile.
– Adulti giovani (31-40 anni): circa 30-40%. Una delle fasce più attive nel mercato degli EV, spesso professionisti con un reddito stabile, interessati a veicoli tecnologici e connessi, disposti a investire in auto elettriche per risparmiare sui costi di gestione a lungo termine.
– Adulti di mezza età (41-50 anni): circa 20-30%. Composta da acquirenti che cercano auto di qualità per la famiglia, con un focus su comfort, sicurezza e spazio. Molti sono attratti dai sussidi governativi e dai vantaggi fiscali legati agli EV.
– Over 50 anni: circa 10-20%. Gli acquirenti più anziani sono meno rappresentati nel mercato degli EV, ma alcuni sono attratti dai modelli di lusso o dalle auto elettriche per la loro semplicità di guida e manutenzione ridotta.
È comunque una certezza che in Cina, Xiaomi, BYD, NIO, Huawei e le altre decine di produttori possono competere grazie a politiche mirate e lungimiranti, incentivi governativi e una filiera locale estremamente sviluppata e interconnessa. Non è necessario esportare lo stesso modello in mercati come Europa e USA, dove dazi e normative stringenti rendono tutto più complesso. Basta che il 30% dei componenti “core” (batteria, powertrain, sistema operativo a bordo) sia Made in China; il resto può essere realizzato ovunque

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L’automotive è certamente un settore con barriere all’ingresso altissime, ma chi meglio dei produttori cinesi è parte integrante di questo sistema?
Dove andremo?
Il cambiamento sarà legato alla velocità con cui si avvicenderanno le generazioni oltre che alla capacita delle generazioni over “anta” di digitalizzarsi e vedere nell’elettrico un emozione diversa da quella di una “vecchia fidanzata” ormai con molti piu anni dello stesso… dopotutto, l’elettrico, e’ il nuovo e giovane che avanza…
Sarà cruciale la capacità dei più maturi e conservatori di accettare il nuovo che avanza, mista alla capacità del nuovo di far salire a bordo i vecchi conservatori, offrendo loro la possibilità di vivere almeno in parte le esperienze che provavano con i vecchi orologi meccanici.
Ma soprattutto, il futuro sarà determinato dalla facilità d’uso dell’estrema digitalizzazione, dall’interazione con migliaia di sensori e dall’intelligenza artificiale che gestisce il mezzo.
Quando queste tecnologie diventeranno intuitive e accessibili a tutti, il passaggio sarà completo e irreversibile.
Daniele Prandelli
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