Ancora un giro di Walzer con la signora Bolla, ballerina occidentale buona per ogni occasione cinese.

Perché l’economia cinese non è “esplosa” come Bloomberg ed altri “econo-misti” nostrani o blasonati predicano al vento da 3 decenni….

Negli ultimi anni, molti analisti occidentali, tra cui FT, Bloomberg, e come non citare quella dozzina di Guru nazional ruspanti che spopolano in rete e sulle testate blasonate, hanno ripetutamente previsto l’imminente crollo dell’economia cinese. Come sostengo da tempo anche queste previsioni si sono rivelate errate, dimostrando una persistente incomprensione delle dinamiche economiche e della governance della Cina. Il motivo per cui la Cina non è “esplosa” risiede in una combinazione di controllo statale, resilienza strutturale e una pianificazione strategica che sfugge alla logica occidentale

https://www.moneyweb.co.za/news/economy/why-the-china-bubble-still-hasnt-popped/

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1. Un sistema finanziario sotto controllo, non fuori controllo

Mentre le economie occidentali dipendono pesantemente da flussi finanziari spesso volatili e dalle dinamiche di mercato, la Cina mantiene un sistema finanziario saldamente sotto controllo statale. Le grandi banche sono di proprietà statale e rispondono direttamente agli obiettivi di stabilità macroeconomica del governo.

Quando il settore immobiliare ha mostrato segni di crisi con casi come Evergrande, l’intervento dello Stato ha evitato il panico sistemico, ristrutturando il debito e redistribuendo le risorse. Contrariamente alle narrazioni catastrofiste, il governo cinese non lascia che i mercati si autodistruggano, bensì gestisce attivamente le criticità attraverso iniezioni di liquidità e politiche mirate.

2. Una manifattura ancora dominante

Nonostante le strategie di “decoupling” promosse dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea, la Cina continua a essere la “fabbrica del mondo”. Dati del 2023 mostrano che la quota cinese nel manifatturiero globale è rimasta stabile intorno al 30%, ben oltre qualsiasi altro Paese. La transizione verso settori a più alto valore aggiunto, come i veicoli elettrici e la tecnologia avanzata, ha permesso alla Cina di compensare le perdite derivanti da eventuali riduzioni nelle esportazioni di beni a basso costo.

Un esempio evidente è il settore delle auto elettriche, dove BYD ha superato Tesla nelle vendite globali nel quarto trimestre del 2023, dimostrando la capacità della Cina di guidare la transizione industriale invece di subirla.

3. Un’economia con un cuscinetto di risparmio

A differenza degli Stati Uniti e di molte economie europee, la Cina mantiene un alto tasso di risparmio. Le famiglie cinesi risparmiano in media il 30-40% del loro reddito, fornendo una base finanziaria solida che mitiga gli effetti delle crisi economiche. Inoltre, il debito pubblico cinese, seppur crescente, è prevalentemente detenuto da soggetti nazionali, riducendo la vulnerabilità agli shock esterni.

4. Interventi mirati e strategia di lungo periodo

Gli economisti occidentali spesso falliscono nel comprendere la capacità della Cina di raccogliere dati in tempo reale e intervenire con misure adeguate. Mentre in Occidente si dipende da oscillazioni di mercato e dalla politica monetaria delle banche centrali, in Cina il governo dispone di strumenti diretti per modulare l’economia attraverso investimenti infrastrutturali, riforme del credito e sostegno mirato ai settori strategici.

Un caso esemplare è la politica di “prosperità comune”, che ha preso di mira la redistribuzione della ricchezza senza minare la crescita economica complessiva. Questo approccio ha consentito di ridurre le disuguaglianze senza innescare il panico finanziario che gli analisti occidentali avevano previsto.

5. Controllo dei capitali e stabilità finanziaria

Un’altra differenza chiave tra la Cina e molte economie occidentali è il rigido controllo sui deflussi di capitale. Mentre altre economie emergenti hanno subito crisi valutarie dovute a fughe di capitali (si pensi all’Argentina o alla Turchia), la Cina mantiene un saldo controllo sulla propria moneta e sui flussi finanziari. Questo evita destabilizzazioni improvvise e permette una gestione più graduale degli aggiustamenti economici.

6. Un mercato interno sempre più forte

Con una classe media in crescita e un’urbanizzazione che continua a trasformare il Paese, la Cina ha rafforzato il proprio mercato interno. Le vendite al dettaglio sono in costante crescita e la transizione verso un’economia basata sui consumi è ben avviata. Ciò significa che, anche in caso di tensioni commerciali con l’Occidente, la Cina può contare su un’enorme base di consumatori domestici.

7. Resilienza alle pressioni esterne

Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno cercato di ostacolare l’ascesa cinese attraverso sanzioni tecnologiche e restrizioni commerciali. Tuttavia, la Cina ha risposto potenziando la propria capacità produttiva nei settori strategici.

Un esempio lampante è Huawei, che, nonostante le restrizioni imposte dagli USA, ha lanciato il Mate 60 Pro con un chip avanzato prodotto internamente, dimostrando la capacità di innovazione tecnologica indipendente del Paese.

E per chi non l’avesse ancora capito, la Cina non segue il copione occidentale

Gli analisti occidentali continuano a interpretare l’economia cinese con parametri inadeguati. Le cosiddette “sfide” che vengono spesso elencate non sono crisi impreviste, ma aspetti gestiti con una pianificazione strutturale che opera su decenni, non su trimestri finanziari.

La governance cinese non comunica attraverso canali tradizionali, ma opera attraverso strategie precise che solo chi sa leggere tra le righe dei piani di sviluppo può comprendere. L’organizzazione del Partito Comunista Cinese rappresenta il vero scheletro e sistema nervoso di un organismo dotato di muscoli e forza, che continua ad evolversi traendo energia dalle riforme iniziate da Deng Xiaoping.

Mentre Bloomberg e altri osservatori occidentali continuano a prevedere scenari di crisi imminente, la Cina prosegue nel suo percorso di crescita e trasformazione.

L’errore in cui cadono anche chi vorrebbe farne un esercizio analitico a prescindere, e’ che non ha dati certi su cui lavorare se non le statistiche dell’anno precedente ed il resto sono sensazioni… ma, se Shanghai dice freddo, solo a 200 Km di distanza sono in spiaggia in canottiera. Le dimensioni fanno la differenza.

Il vero errore degli analisti non è stato sopravvalutare i problemi cinesi, ma sottovalutare la capacità del Paese di affrontarli con strumenti e metodi che l’Occidente ancora fatica a comprendere.

Una poco esaustiva lista di eventi su cui fioriva la retorica dell’imminente collasso Cinese

1. Crisi del debito e bolla immobiliare (2014-2023)

Il settore immobiliare cinese ha mostrato segni di sovra-indebitamento, con il caso di Evergrande che ha scatenato timori di un effetto domino. Tuttavia, la crisi non ha avuto l’impatto temuto sul sistema finanziario globale.

2. Rallentamento della crescita economica (2015-oggi)

La crescita del PIL ha rallentato sotto il 6%, alimentando previsioni di un collasso imminente dell’economia cinese, ma il Paese ha mantenuto una crescita stabile, seppur più lenta.

3. Crackdown sul settore tecnologico (2020-2022)

Il governo ha reprimuto giganti tecnologici come Alibaba e Tencent, creando previsioni di soffocamento dell’innovazione, ma il settore ha continuato ad adattarsi e prosperare.

4. Crisi nei mercati finanziari (2015-2016)

Il crollo della borsa e la svalutazione dello yuan nel 2015 hanno suscitato timori di una crisi finanziaria, ma non hanno segnato l’inizio di un collasso sistemico.

5. Guerra commerciale con gli Stati Uniti (2018-2020)

I dazi imposti dagli Stati Uniti hanno sollevato previsioni di una recessione cinese, ma la Cina ha affrontato la guerra commerciale con resilienza, diversificando i mercati e le filiere.

6. Pandemia di COVID-19 (2020-2022)

La pandemia ha rallentato l’economia, ma la Cina è riuscita a riprendersi più rapidamente rispetto a molte altre economie globali.

7. Crisi demografica (2016-oggi)

Il calo della natalità e l’invecchiamento della popolazione sono stati visti come segnali di declino economico a lungo termine, ma il Paese sta affrontando la sfida con politiche innovative.

8. Proteste sociali e tensioni politiche (2019-2022)

Le proteste hanno sollevato dubbi sulla stabilità politica, ma non hanno scosso il controllo centralizzato del Partito Comunista Cinese.

9. Sanzioni tecnologiche e decoupling (2019-oggi)

Le sanzioni hanno limitato l’accesso alle tecnologie occidentali, ma la Cina ha rafforzato i suoi settori tecnologici interni.

10. Crisi energetica (2021)

La carenza di energia ha messo in evidenza difficoltà di gestione delle risorse, ma la Cina ha rapidamente adattato le sue politiche per ridurre l’impatto sulla produzione.

11. Crisi del credito locale e debito pubblico (2020-oggi)

Il debito delle amministrazioni locali è aumentato, ma non ha portato alla crisi finanziaria prevista.

12. Tensioni geopolitiche e isolamento internazionale (2018-oggi)

Le tensioni con Taiwan e gli Stati Uniti sono state interpretate come una minaccia alla stabilità, ma la Cina ha mantenuto una posizione forte sul piano internazionale.

Daniele Prandelli – www.prandelliweb.com

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Uno a caso trovato oggi in rete, ma sono dozzine…

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