Cultura, Etica e Potere: E Se l’Occidente Non Fosse il Centro del Mondo?

Un mio post in risposta a un articolo che solleva argomentazioni relative all’intelligenza artificiale e all’uso di questa da parte dei governi.

In breve, cosa dice: L’IA concentra un potere assoluto in mani private, cancellando democrazia e libertà. I governi sono complici illusi. Prepariamoci a vivere in distopie digitali dove “libertà” sarà solo un ricordo.

A parte la volontà o possibilità (concreta) o meno di alterare modelli sociali, un intervento successivo imperniato su un mio post esplicativo ha sollevato un punto che mi fa accapponare la pelle (in senso buono). L’intervento testualmente dice:

Senza cultura, morale ed etica non c’è sistema che possa sopravvivere se non quello che si affida al Capo: che sia un uomo (come all’inizio del ‘900) oppure a un monopolio (che magari si incarna su un uomo per pura comodità rappresentativa) come ora”.

Quale cultura? di quale posto, nazione o tribù del mondo?

Parliamo di cultura, morale ed etica come pilastri universali… ma universali per chi? Perché quando sento queste parole, il mio pensiero va subito a Platone, alla Magna Carta, ai sermoni di Martin Luther King. Eppure, il mondo è pieno di codici etici millenari che non hanno mai incrociato Aristotele o la Rivoluzione Francese.

Prima lezione: La cultura occidentale è una minoranza rumorosa, certamente non l’unica depositaria di saggezza.

La Cina e l’Arte di Riscrivere le Regole

Diremmo noi occidentali invece, cammina da millenni con le sue regole e, da Deng Xiaoping in poi (circa 45 anni), sono regole nuove, mai viste prima.

La Cina è un esempio perfetto, e sono d’accordo. Mentre l’Europa medievale combatteva per un pezzo di terra, i mandarini della dinastia Song gestivano un impero con burocrati selezionati tramite esami. Oggi, Pechino ha preso quel DNA culturale – confucianesimo, pragmatismo, collettivismo – e l’ha fuso con il capitalismo di Stato. Risultato? Un Paese che sfida ogni nostro dogma su “democrazia = progresso”.

Ma attenzione: il successo cinese non cancella le ombre. Quando visitai Shanghai, un amico accademico mi sussurrò: “Qui la libertà è un contratto: ti diamo benessere, tu non fai domande.” È etico? Dipende da chi lo giudica. Per molti cinesi over 50, che hanno visto carestie e ora hanno i SUV, la risposta è sì. Ma lo è anche per molti contadini che vivevano di ciotole di riso, una zappa e un paio di scarpe di pezza all’anno, e oggi hanno case, acqua, luce, carne in tavola, mezzi agricoli e vedono progresso.

Corea del Nord: Quando il “Capo” Diventa una Religione (Senza Miracoli)

Parliamo di leader assoluti. La Corea del Nord è come un esperimento sociale in una provetta: un Paese intero che sopravvive grazie al culto di una famiglia. Questo non è un sistema culturale: è un reality show distopico.

Eppure, anche qui c’è una lezione: senza un minimo di bene comune condiviso (che sia libertà o riso a sufficienza), qualsiasi sistema collassa. La differenza tra Cina e Corea del Nord? I primi hanno capito che la pancia piena è il miglior antidoto alle rivolte.

Stati Uniti: Il Capitalismo Filantropico e la Ballata dei Senza Tetto

Gli USA, e qui scatta la mia ironia preferita. “Facciamo beneficenza! Doniamo milioni!” , gridano i CEO su Twitter, mentre in California i senzatetto aumentano del 20% all’anno. La filantropia americana è spesso un cerotto dorato su una società spaccata in due.

E qui torniamo al punto: anche l’Occidente ha i suoi scheletri. La nostra “etica” permette che il 10% più ricco possieda il 70% della ricchezza. La differenza con la Cina? Da loro lo Stato gestisce le disuguaglianze (a modo suo), da noi le deleghiamo al mercato.

E le Altre Civiltà? Dai Dogon al Popolo Sami

Ma perché fissarci su Cina e USA? Il tuo commento mi ha fatto pensare alle culture indigene cancellate dai radar globali. I Dogon del Mali, con la loro cosmologia stellare. I Sami della Lapponia, che insegnano l’etica della sostenibilità da secoli. E poi l’India, dove ahimsa (non violenza) e capitalismo convivono in un equilibrio surreale.

Queste culture non hanno bisogno della nostra approvazione per esistere. Hanno sviluppato sistemi morali senza bisogno di Locke o Kant. Eppure, quanti di noi sanno citare un filosofo africano o un poeta Inuit?

Il Mio Punto è: Liberiamoci della Superbia dell’Occidente

Non serve la democrazia per crescere. Ma serve qualcosa di più profondo: un patto sociale che, in qualsiasi forma, garantisca dignità. La Cina lo fa con il controllo, la Svezia con il welfare, i Masai con le tradizioni tribali. Purché vi sia crescita e la nazione, popolo o tribù prosperi e sia contenta dello status che gode.

Tornando al cuore del mio post, non è indispensabile una democrazia per far crescere una nazione. La Cina ne è la prova vivente: un modello autoritario può portare a risultati straordinari in termini di sviluppo economico e tecnologico. Tuttavia, ciò non significa che tutti i modelli autoritari siano ugualmente validi. La Corea del Nord, ad esempio, dimostra che un sistema chiuso e oppressivo non può garantire benessere reale.

In ultima analisi, cultura, morale ed etica rimangono pilastri fondamentali per qualsiasi sistema. Tuttavia, la loro interpretazione e applicazione devono essere adattate al contesto, evitando derive autoritarie o suprematiste. Il futuro delle società umane dipenderà dalla nostra capacità di bilanciare crescita economica, libertà individuali e valori universali, senza cadere nella trappola di modelli ideologici rigidi.

Il futuro? Sarà dei Paesi che sapranno ibridare cultura antica e innovazione, senza complessi di superiorità. E forse, mentre l’Occidente si aggrappa alla sua etica in crisi, è ora di guardare altrove. Magari a quel Brasile dove le comunità indigene usano droni per proteggere l’Amazzonia. O all’Iran, dove i giovani hackerano il regime con TikTok.

Grazie per avermi fatto viaggiare con questo spunto. Chiudo con qualcosa a cui tengo: la prossima volta che parliamo di “valori universali”, forse dovremmo iniziare la frase con “Secondo la mia cultura…” .

Daniele Prandelli

www.prandelliweb.com

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