L’Europa si arrugginisce: democrazia piu autoritaria o declino inevitabile?

Risposta al post dell’Amico Riccardo Penna, grande inquisitore sul nuovo mondo che gira intorno all’automotive di oggi e del futuro. Link a fondo pagina.

Momento buio in Europa e non solo. Caro Riccardo, abituato a scrivere e riportare elementi che girano intorno al vortice automotive, che ha già portato grandi cambiamenti, per questo nuovo post, intrigante e decisamente più profondo, devo far ricorso ad argomenti che sono tangenti alla politica.

Politica in quanto molte delle tue domande hanno risposte solo nella politica.

Siamo cresciuti, e intendo culturalmente, dall’Agora di Atene, ai senatori di Roma, su su fino a De Gasperi e ai giorni nostri, nella granitica convinzione che la “Democrazia” e oggi quella “liberale” siano il miglior strumento per il miglior governo dei popoli. Poi, lentamente, ci accorgiamo che altri paesi non democratici raggiungono e fanno cose quasi inimmaginabili.

Tutto il mondo islamico cresce a una media di oltre il 5% e copre circa 1,8 miliardi di persone. La Cina cresce anch’essa ormai all’assestato 5%, 1,4 miliardi di persone… Da ieri, il più libertario degli stati, 350 milioni, cresce non male (a spalle nostre) e cosa ci propina? Un nuovo imperatore che, messo a confronto con uno del 1920 e l’altro del 1930, appare come un catecumeno (se prendiamo in considerazione il primo anno di insediamento… non il resto).

Per cui, su 8 miliardi di abitanti di questo pianeta, ben la metà della bella “democrazia” non ne vuole sentire parlare. Il mio parere è che sta dimostrando segni di obsolescenza, ma sarebbe troppo lunga: restiamo nel seminato.

Quei 4 miliardi di persone sono tutti o quasi tutti partecipi di politiche di medio e lungo termine.

E noi europei, e ancor peggio italiani? Noi italiani, in fatto di programmazione economica e direzione su cui guidare il paese, siamo messi malissimo. L’Europa, ahimè, incastrata con ingranaggi arrugginiti, su gambe di legno corrose dal tempo, una mente annebbiata da cui non escono le nuove grandi idee: no socials, no sviluppo tecnologico trainante (meccanica? Vogliamo parlare di quanto ossigeno ha ancora nel serbatoio?).

Non vado oltre in quanto mi sembra di fare il tiro all’anatra non nello stagno, ma in gabbia!

Qui la mia visione sulle tue domande:

La prima, riuscirà l’industria automobilistica europea a uscire dall’ingorgo?

Sì, ma solo se l’Europa riuscirà a combinare innovazione, riduzione dei costi e politiche industriali che supportino la transizione verde senza paralizzare le imprese. Bello, vero? Ma come? Frammentati come siamo, solo una guida con maggior autorità potrebbe indirizzare energie e finanza in tal senso…

E poi, cosa stiamo aspettando in fila?

Stiamo aspettando una strategia chiara e condivisa tra governi, industria e consumatori, che metta fine alla frammentazione delle scelte e affronti le sfide con un piano a lungo termine. Strategia? Con governanti che considerano un ponte più importante della ricerca, siamo ai blocchi di partenza, ma non ci accorgiamo che i nostri stessi politici sono e ci tengono incatenati ai blocchi… Gli altri scattano, e noi restiamo con la caviglia sanguinante.

Dove siamo oggi?

Oggi siamo in una fase critica: tra concorrenza spietata (soprattutto dalla Cina), politiche e leggi ambientali stringenti e un mercato che fatica a digerire la transizione verso l’elettrico.

Chi ci tirerà fuori da questo blocco, o potrebbe in teoria?

Probabilmente una combinazione di innovazione tecnologica, investimenti strategici e una leadership visionaria che sappia mettere l’industria europea sulla giusta strada. Vedi all’orizzonte Godzilla che arriva e sistema tutto? No, e nemmeno le spinte dal basso verso un autoritarismo che potrebbe riunire le forze.

Potrebbe essere l’innovazione tecnologica a liberarci?

Non da sola, ammesso che vi sia ancora humus per innovare. L’innovazione tecnologica è cruciale, ma deve essere accompagnata da un ecosistema che la renda sostenibile e appetibile per il mercato. L’ho accennato sopra: provi tu a convincere le testoline di Roma che il ponte non pensa? Che forse sono sulla strada sbagliata?

Servono investimenti nella formazione per affrontare sfide mai viste prima?

A questa tua domanda mi sono messo la testa tra le mani… Come potremmo mai preparare leader e lavoratori con competenze specifiche per competere con Cina e Stati Uniti?

Il nodo è abbattere i costi dei veicoli elettrici per renderli accessibili a tutti?

Fosse solo quello: i costi vanno abbattuti su tutto il comparto energetico europeo, non solo sull’automotive. Sì, l’accessibilità economica è un elemento chiave, ma con quale ricetta, se non c’è nessun minimo comun denominatore tra Marsala e Capo Nord?

Rispondo con la mia ultima scelta: sceglieresti un’auto tecnologica o una con fascino e carattere?

Oggi non ci sono le condizioni per un mercato elettrico di massa. Una parte, i giovani (minoranza), sono i primi assalitori del carro, ma servirà altro tempo. Temo che, se va bene, troverai un 30% (+/-10) EV; il resto di vecchia tradizione wrum-wrum.

Una combinazione di entrambe verso una transizione con NEV potrebbe essere la chiave per il successo. Il mercato richiede tecnologie avanzate senza sacrificare l’esperienza emotiva che un’auto può offrire. Anche il cavallo ci mise 150 anni per essere soppiantato.

La Cina corre, gli USA innovano… e noi? Cosa possiamo fare noi, povere anatre in gabbia davanti ai cacciatori

www.prandelliweb.com

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L’Europa deve smettere di ingabbiarsi in mille regole, civilissime senza dubbio, ma a che prezzo? Serve rincorrere e iniziare a dettare le proprie regole, sfruttando la sua tradizione industriale e capacità ingegneristica, ma manca l’autoritarismo necessario per vincere mille posizioni diametralmente opposte. La sola democrazia, così com’è, cosa può fare?

Se mi chiedi qual è la mia ricetta per liberare l’industria europea da questo stallo, di primo acchito rispondo: puntare su ricerca e sviluppo, incentivare le startup innovative, abbattere le barriere burocratiche e investire in un’infrastruttura di mobilità elettrica capillare. Ma tutto ciò, se non viene coordinato e indirizzato da piani univoci, dove porterà? Già li vedo gli innovatori che metteranno TV nei finestrini delle auto sviluppati a Torino, che ricevono offerte milionarie in Asia. Cosa faranno? Non sono mica votati al martirio.

Sì, dobbiamo creare una strada europea davvero unica, senza imitare nessuno.

Decisamente sì. L’Europa deve valorizzare la sua unicità, proponendo un modello che integri tradizione e innovazione, con un approccio centrato su qualità, sostenibilità e accessibilità.

C’è bisogno di un nuovo modello di leadership?

Sì, una leadership orientata al futuro, capace di coniugare innovazione, sostenibilità e pragmatismo economico. Perché no? Un po’ meno democrazia, un po’ più di deterrenza e meno ostacoli applicabili dalle opposizioni potrebbero essere degli argomenti da sviluppare. L’autoritarismo ha i suoi vantaggi e svantaggi. Cosa fare? Siamo disposti a cedere delle libertà in cambio di continuità di crescita e migliori prospettive?

Daniele Prandelli

www.prandelliweb.com Ningbo China, 28 Gennaio 2024

Il link al post dell’Amico riccardo Penna