Volkswagen venduta ai cinesi? Non vi preoccupate, ci penseranno loro a farci le auto elettriche mentre noi discutiamo se il tè matcha sia più sano del caffè

La mia risposta al post dell’Amico Riccardo Penna sotto allegato… se tutto va bene ne usciamo piegati, se va male, è finita!

Le acquisizioni di impianti non produttivi da parte di aziende cinesi in Europa non sono mosse casuali, ma rientrano in strategie lungimiranti che uniscono obiettivi economici, tecnologici e geopolitici. E no, non sono benefattori: non aspettatevi una donazione o un gesto altruistico alla “Natale per sempre”. Qui si tratta di calcolo strategico, mica di beneficenza natalizia! Questo approccio riflette la capacità delle aziende cinesi di guardare oltre il breve termine, individuando valore anche in asset considerati “problematici” da altri investitori. Inoltre, nonostante la diffidenza causata dalla retorica sventolata dallo zio Sam, vi sono evidenti vantaggi. Partiamo quindi dai vantaggi, per sciogliere ogni possibile dubbio o pregiudizio

Anzitutto, un’ottima opportunità per la re-industrializzazione dell’Europa. L’acquisto di stabilimenti dismessi da parte dei cinesi in Europa rappresenta un’opportunità per rivitalizzare impianti inattivi o sottoutilizzati. Noi vediamo strutture abbandonate dove girare film apocalittici, loro vedono opportunità. Questo potrebbe non solo creare nuovi posti di lavoro, ma anche introdurre tecnologie avanzate e sistemi di produzione più sostenibili nel territorio europeo. È un’occasione per trasformare il know-how locale integrandolo con nuove competenze globali. A questo punto potremmo anche chiedere il tutorial

.

Visto che non siamo competitivi, è un accesso a tecnologie avanzate e innovazione. L’Europa potrebbe beneficiare della cooperazione con i produttori cinesi, che sono leader nella produzione di batterie e nello sviluppo di auto elettriche. Partnership strategiche o joint venture potrebbero accelerare l’adozione di tecnologie all’avanguardia, migliorando la competitività delle aziende europee. Noi siamo ancora qui a discutere se mettere la macchina sotto il sole la ricarichi, loro probabilmente stanno brevettando come far volare un intero stabilimento. E la cosa ironica? Potremmo persino approfittarne.

Un calcio al sedentario status quo Europeo. Ammettiamolo: senza una scossa esterna, l’industria europea si muove con la velocità di un bradipo in vacanza. L’arrivo di produttori cinesi in Europa può spingere le case automobilistiche locali a innovare più rapidamente e a migliorare i processi produttivi. Questa pressione competitiva potrebbe stimolare il settore a migliorare la qualità, ridurre i costi e abbracciare la sostenibilità in modo più deciso. Magari ora riusciremo anche a ricordarci cosa significa essere competitivi.

Mercati Nuovi! Il biglietto d’oro per il sud del mondo e nuove strategie di export. Se non possiamo vincere da soli, perché non farci dare una spinta? Con le economie europea e cinese profondamente intrecciate, il consolidamento della presenza cinese potrebbe aprire nuove strade per le esportazioni europee. La collaborazione potrebbe facilitare l’accesso a mercati asiatici in crescita, sfruttando le sinergie tra i due ecosistemi.

Forze nuove portano nuovo impulso alla forza lavoro e alla formazione. Chi dice che i vecchi non possono imparare nuovi trucchi? Con i cinesi che portano in Europa modelli produttivi nuovi di zecca, avremo la possibilità di aggiornare la nostra forza lavoro. L’introduzione di nuovi modelli di produzione potrebbe portare a programmi di riqualificazione della forza lavoro europea, preparando i dipendenti a ruoli altamente tecnologici e aumentando la competitività del mercato del lavoro locale.

Visto il vento del nazionalismo che sempre più soffia sull’Europa, portano una riduzione della dipendenza dalle importazioni. Meno importazioni, meno dazi, meno scuse per non riuscire a competere. Costruire auto elettriche direttamente in Europa riduce la necessità di importare veicoli, diminuendo così l’impatto dei dazi e dei costi logistici. Ma, attenzione: questo richiede che noi europei smettiamo di litigare su ogni dettaglio e cominciamo a lavorare come un unico continente. Un’idea rivoluzionaria, vero?

Vecchi sindacati e Kung Fu manageriale. Favorire la collaborazione culturale e sindacale, che sembrerebbe un argomento di secondo piano ma non lo è, vista la distanza culturale che ci separa. L’accoglienza delle aziende cinesi da parte di sindacati e consigli aziendali potrebbe essere un banco di prova per stabilire modelli collaborativi innovativi. La gestione congiunta potrebbe creare una cultura industriale più aperta e inclusiva. Chi lo sa, magari ne uscirà fuori una nuova filosofia manageriale: un mix tra pragmatismo orientale e burocrazia europea. Almeno, ci possiamo provare.

Una spinta alla regolamentazione e alla parità di condizioni. La concorrenza con i produttori cinesi potrebbe incoraggiare l’UE a sviluppare normative più efficaci e a sostenere investimenti per rafforzare la competitività interna, bilanciando le regole del gioco senza ricorrere a misure protezionistiche estreme. Insomma, tutto quello che ci serve per iniziare a competere davvero, senza piagnistei.

Che dire? anche se la crescente presenza cinese può sembrare una minaccia per alcuni settori, per l’Europa rappresenta una possibilità di rigenerazione industriale, modernizzazione tecnologica e collaborazione strategica in un mercato sempre più globalizzato. L’adattamento e la capacità di innovare saranno la chiave per cogliere queste opportunità. Senza dimenticare che ogni operazione di FDI porta ossigeno alla asfittica Europa. bisogna essere pronti: non si può pensare di affrontare il mercato globale con mentalità anni ’80 e aspettarsi di vincere. E se proprio non ci riusciamo, possiamo sempre dare la colpa a qualcun altro. Tanto, quello lo sappiamo fare benissimo

!

Dal lato degli investitori, quelli terribili e temuti, i cinesi investono in Europa e acquistano impianti non produttivi delle grandi case europee per diverse ragioni strategiche, economiche e politiche. Ecco alcune delle motivazioni principali:

Acquisizione di tecnologie e know-how. Molte grandi case europee possiedono impianti con tecnologie altrettanto avanzate, processi di produzione di alto livello e know-how consolidato. Anche se gli impianti non sono produttivi, possono rappresentare un’opportunità per acquisire tecnologie brevettate, processi produttivi o competenze specializzate. Queste risorse possono essere trasferite o integrate nelle loro operazioni in Cina o in altri mercati globali.

Accesso ai marchi e alla reputazione europea. I marchi europei, anche quando non più produttivi, godono spesso di una reputazione di eccellenza, qualità e tradizione. Investire in questi asset consente alle aziende cinesi di sfruttare il prestigio dei marchi europei per penetrare nuovi mercati o rafforzare la loro posizione competitiva.

Espansione e diversificazione dei mercati. Investire in Europa rappresenta una strategia per diversificare geograficamente i loro investimenti e accedere al mercato europeo, uno dei più ricchi e sofisticati al mondo. Acquisire impianti, anche non produttivi, può essere visto come un primo passo per stabilire una presenza locale e sfruttare incentivi o politiche favorevoli.

Sfruttamento delle economie di scala. Molti impianti non produttivi possono essere rimodernati o ristrutturati a costi contenuti rispetto alla costruzione ex novo. Le aziende cinesi, grazie alle loro capacità produttive e al controllo della supply chain, possono riattivare questi impianti riducendo i costi fissi e migliorando l’efficienza.

Strategia di soft power. Gli investimenti in Europa rientrano anche in una strategia più ampia di soft power. La Cina mira a rafforzare la propria immagine internazionale e costruire relazioni politiche ed economiche con i Paesi europei. Acquisizioni e investimenti favoriscono un clima di cooperazione e interdipendenza.

Incentivi locali e opportunità di investimento. In alcuni casi, i governi europei offrono incentivi significativi per salvare posti di lavoro o mantenere attivi gli impianti, rendendo gli investimenti meno rischiosi. Le aziende cinesi possono approfittare di queste condizioni favorevoli per negoziare accordi vantaggiosi.

Riduzione della dipendenza da mercati interni. L’economia cinese, pur essendo in crescita, presenta rischi come la sovrapproduzione, la concorrenza interna e la pressione regolatoria. Investire in Europa consente di bilanciare questi rischi e creare nuove opportunità di crescita.

Acquisto di asset a prezzo scontato. Molti impianti non produttivi sono venduti a prezzi significativamente scontati rispetto al loro valore originario, soprattutto durante crisi economiche o ristrutturazioni aziendali. Questo rappresenta un’opportunità per le aziende cinesi di acquisire asset strategici a basso costo.

L’Europa che si interroga sull’impatto delle acquisizioni cinesi? Non credo, piuttosto da quello che assistiamo sono nel caos più totale, senza una guida precisa, e questo è il cappio che strozzerà quel che resta dell’automotive in Europa. Specialmente nell’industria automobilistica, è un’Europa frammentata e polarizzata. I vari Paesi e attori coinvolti esprimono opinioni divergenti, influenzate dalle rispettive priorità economiche, politiche e sociali. Non c’è all’orizzonte un minimo comune denominatore.

Ecco una panoramica delle principali reazioni e interrogativi:

I Paesi industrializzati preoccupati per la competitività, ma poi? Le nazioni con una forte tradizione industriale, come Germania, Francia e Italia, sono particolarmente preoccupate. Si interrogano su come le acquisizioni cinesi possano:

Erodere la sovranità industriale: I timori riguardano la perdita di know-how strategico e tecnologie avanzate.

Accentuare la competizione senza dubbio. L’ingresso di attori cinesi in Europa potrebbe esercitare pressione sui produttori locali, soprattutto nel settore automobilistico elettrico e nei veicoli a basso costo. La Germania, ad esempio, osserva con attenzione l’acquisizione di aziende di componenti chiave o impianti, perché questi investimenti cinesi potrebbero rafforzare la concorrenza dei marchi cinesi in un settore che è pilastro della sua economia. Ma senza i volumi di vendita, difficile mantenere attive le produzioni. E se cambiassero paradigmi produttivi? Vi sono modelli iconici che hanno gli stessi interni da 30 anni e più…

I Governi che Vedono Opportunità nei Capitali Cinesi, quei pochi, pure osteggiati. Altri Paesi europei, soprattutto quelli dell’Europa orientale (come Ungheria, Repubblica Ceca e Polonia), vedono gli investimenti cinesi come un’opportunità per rilanciare economie locali e creare posti di lavoro. Spesso questi governi adottano una posizione più pragmatica e meno critica, accogliendo i capitali cinesi in settori in difficoltà. Non è con il lavoro che si sostiene il potere d’acquisto della classe media?

Domanda chiave: L’iniezione di capitali stranieri sarà sufficiente a sostenere una ripresa industriale stabile? L’Unione Europea tra Regolamentazione e Interessi Nazionali e nessuna. A livello europeo, la Commissione Europea si interroga sull’equilibrio tra apertura al mercato e protezione delle industrie strategiche:

Il rischio di dipendenza: Si teme che, attraverso acquisizioni mirate, la Cina possa ottenere un controllo eccessivo su filiere strategiche, come quelle legate ai veicoli elettrici, alle batterie e alle materie prime critiche, attualmente al traino dei leader, i cinesi stessi, ma la politica, si sa, piange prima di essere colpita. Squilibri di concorrenza: L’UE critica le politiche di sussidi cinesi, che permettono ai loro produttori di entrare nel mercato europeo con prezzi competitivi, mettendo in difficoltà i produttori locali.

Anche qui, un lamento a senso unico, è stato forse Babbo Natale a tenere in piedi Fiat e Stellantis? E i teutonici Germani? Sussidi a pioggia sulla rottamazione, no? Alla “ricerca”… evidentemente con risultati scarsi, visto quanto si sono trovati distanti dai neo arrivati… Il Net-Zero Industry Act e il Critical Raw Materials Act sono tentativi di rafforzare l’autonomia europea e bilanciare la competizione con la Cina, ma senza intenti attuativi comuni, restano belle parole al vento.

Rimane comunque aperto e caldo il Dibattito sull’Automotive: Opportunità o Minaccia? Il settore automobilistico è uno dei più colpiti.

I produttori tradizionali come Volkswagen, Stellantis e Renault vedono l’arrivo di marchi cinesi (BYD, Nio, Geely, MG) come una sfida diretta, soprattutto per i veicoli elettrici. Anche se nella nebbia della distanza, sono tutti sbarcati in ginocchio in Cina con i ceci sotto le ginocchia a chiedere joint venture a condizioni di elemosina, dopo aver messo i cinesi in ginocchio per 40 anni, ed aver sfiorato decine di miliardi per dividendi, era logico succedesse. I sindacati e i lavoratori temono la perdita di posti di lavoro e la delocalizzazione della produzione verso la Cina, aggravata dall’ingresso di concorrenti cinesi con costi di produzione inferiori. I consumatori europei potrebbero beneficiare di un calo dei prezzi grazie alla concorrenza, ma questo potrebbe mettere a rischio la sopravvivenza di marchi storici. Toglierei subito il “potrebbe”.

I media occidentali più critici, come quelli tedeschi e francesi, ci dipingono la Cina come una specie di “predatore economico”, pronto a sbranare ogni opportunità sul suo cammino. Dall’altra parte, però, i media dei Paesi dell’Europa orientale sembrano essere troppo entusiasti, tanto da parlare di “crescita economica” e “innovazione” come se avessero appena scoperto la ruota. La discussione, naturalmente, si trasforma in un gran bel circo politico, dove i partiti conservatori e nazionalisti scodinzolano dietro al protezionismo, mentre i progressisti invocano dialogo e cooperazione, quasi come se l’accordo fosse la ricetta miracolosa di un cuoco stellato.

In una situazione così “serena”, è ovvio che bisogna fare qualcosa subito. Peccato che, se si lascia troppo spazio alla retorica politica (e magari anche a quella un po’ populista), si finisce per trovarsi con il cerino in mano, con tanto di sorriso di chi ci ha dato fuoco.

Ora, chi è disposto a scommettere su chi sarà il vero vincitore di questa partita? Io, sinceramente, non ho dubbi.

E voi?

Thanks for reading DANIELE PRANDELLI! This post is public so feel free to share it.

Share

www.prandelliweb.com

  • #Volkswagen

  • #Cina

  • #AutoElettriche

  • #IndustriaAutomobilistica

  • #TransizioneEnergetica

  • #EconomiaGlobale

  • #InvestimentiCinesi

  • #MadeInChina

  • #Europa

  • #Globalizzazione